Information disorder was not enough

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“The environment is so full of television, party political broadcasts and
advertising campaigns that you hardly need to do anything.”
(JG Ballard)

fasse

@fasse active 6 years, 6 months ago
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  • fasse wrote a new post, La guerra di Israele contro le donne di Gaza e i loro corpi, on the site Femminismo a Sud 6 years, 7 months ago

    ThumbnailDa Infoaut:
    Pubblichiamo la traduzione di un articolo scritto il 23 luglio da David Sheen su http://muftah.org, che rende bene l’idea e fa chiarezza su come la guerra di Israele contro la Palestina – e in […]

  • fasse wrote a new post, #Roma: "Subiamo maltrattamenti dal Governo!" (cronaca di un presidio non autorizzato) , on the site Femminismo a Sud 6 years, 7 months ago

    ThumbnailDa Abbatto i Muri:

    Vi ricordate della legge sul femminicidio? E’ stata utilissima per le parti che riguardano la repressione del dissenso, la militarizzazione dei cantieri della Tav, il furto del rame e chissà […]

  • fasse wrote a new post, L'antiviolenza ministeriale in video: "Non aprite quella porta!", on the site Femminismo a Sud 6 years, 7 months ago

    metamorfosi

    Da Abbatto i Muri:

    Breve analisi della comunicazione contenuta nel video “Metamorfosi. Non mi devi chiamare amore“: è una colossale cagata!

    “Il cortometraggio è stato presentato dal ministero Angelino Alfano e dalla consigliera sulle problematiche legate al femminicidio Isabella Rauti in occasione del summit informale dei ministri dell’Interno europei. ”

    Data la fonte non mi sorprende per niente. Produco un commento, il più possibile, pacato:

    – il video si apre con la voce di un uomo, il paternalista, il soccorritore, il salvatore, che invita la donna, soggetto debole, con immancabile livido all’occhio e aria da sconfitta, a denunciare.

    Punto primo: quando vuoi parlare di violenza sulle donne devi presentare le donne come soggetti forti, che assumono per se’ la decisione autodeterminata di denunciare, perché da quella consapevole decisione, casomai, passa la loro salvezza, preliminarmente dall’elaborazione che porta a questo, ancor più importante della denuncia stessa. Presentare la solita figura di femmina derelitta che si consegna al primo spazio tutoriale di passaggio, con tanto di marketing istituzionale ai tutori, senza che vi sia un luogo accogliente, qualcosa che somigli alla persona che va in cerca di aiuto, è quanto di più paternalista ci possa essere e corrisponde all’idea di una società che è sorretta da cultura patriarcale.

    Infine la scelta è precisa: alle donne viene suggerito di andare dai tutori prima ancora che recarsi in un centro antiviolenza, il che fa intendere il motivo per cui ai centri antiviolenza il governo ha destinato una elemosina e perché, ancora, in ogni decisione assunta dal governo in relazione alla violenza sulle donne, dalla legge sul femminicidio ai percorsi rosa, si ritenga il centro antiviolenza come una specie di luogo assistenziale cui i patriarchi delegano al più il soccorso delle ferite. Come fossero infermierine di uno Stato forte, fatto da uomini forti, che chiamano i centri antiviolenza, relegati ad un ruolo di cura, per mettere cerottini e fare da tassiste alle donne abusate su chiamata dei tutori. Di pronunciare l’esperienza delle donne, quando si parla di antiviolenza, non se ne parla proprio.

    – il video continua con questa donna che, appunto, tra una frase fatta e l’altra, non senza teatralità, con livido su faccia da modella che fa tanto fashion victim, torna serenamente a casa e viene lasciata a se stessa nella decisione di aprire la porta a quello che più probabilmente sarà il suo carnefice.

    Dunque, non si capisce se il video è una parodia o fa sul serio, perché se fa sul serio, giacché l’attimo prima dici che la denuncia è una figata, se poi concludi dicendo che tanto la donna creperà ugualmente, che tipo di messaggio tu vuoi dare? Giustizialista? Ci vuoi terrorizzare? Vuoi dire che bisogna fare una legge forcaiola per cui gli uomini dovranno essere arrestati solo perché accusati? Vuoi dire che tanto è inutile ed è meglio che quella donna si suicidi? E’ un trailer del film horror “Non aprire quella porta – 2 – La vendetta” ?

    Ma il governo lo sa che uno dei motivi per cui i video antiviolenza devono finire sempre con un riscatto, una vittoria, è per investire sulla autostima della donna abusata? Lo sa che non è sull’autostima dei tutori che bisogna investire? Lo sa che mostrare le donne come idiote, minorate, incapaci di intendere e volere, che vanno messe sotto scorta del tutore 24 ore su 24 perché altrimenti aprono porte, danno confidenza a gente di merda, insomma fanno solo stronzate, lo sa che mostrare le donne così è come darci a tutte quante un calcio in bocca? Perché se non lo sa bisogna pur dirglielo.

    E dunque glielo dico. Questo video è merda allo stato puro. E’ propaganda di governo che ha la stessa profondità di pensiero e comprensione del problema che ha la parete di bambole et similia. E’ marketing istituzionale sulla pelle delle donne e mi spiace dirlo ma se a me, quando uscivo dal mio percorso post/violenza, avessero mostrato un video del genere sono quasi certa che avrei voluto sapere il nome del regista, del o della creativa, per dirgli/dirle, senza alcun problema, che quel video poteva buttarlo nell’immondizia.

    Punto secondo: ma avete imparato l’antiviolenza in un corso per corrispondenza? Se una donna esce di casa e da sola compie passaggi che rappresentano un distacco dalla situazione di violenza difficilmente assume quell’aria tramortita e se anche cede al successivo incontro con l’ex, cosa più che frequente, lo fa in una dinamica che è di co-dipendenza. E quella roba lì non la risolvi con la denuncia o se l’hai risolta, per l’appunto, sai già che il comportamento da assumere è un altro. La co-dipendenza non è una malattia, non può mai essere descritta come una patologia, né può essere mortificata e archiviata come un tratto fragile delle donne, perché è fisiologico delle situazioni violente e perché la violenza non si risolve con una separazione netta tra chiaro/scuri che difficilmente troveranno conferma dentro di noi. E’ tutto molto più complesso e va risolto senza interventi militari, senza psichiatrizzazioni reali e tanto meno istituzionali e mediatiche e senza questa retorica da quattro soldi, in salsa catto/destrorsa, che relega le donne alla consegna della salvezza del proprio corpo esclusivamente ai tutori.

    La prima risorsa di una donna che deve risolversi la violenza è quella donna stessa. E’ lei che muove i pensieri e il culo per andare dove troverà aiuto. Se le serve assistenza psicologica, prima ancora o in alternativa al tutore che raccoglie la denuncia, bisogna darle quella. Se le serve un cazzo di lavoro e una casa per emanciparsi dalla dipendenza economica e per evitare di incrociare il suo carnefice bisognerà darle opportunità, reddito e casa. Se serve che l’uomo violento sia ascoltato, sostenuto, distolto dall’oggetto della sua ossessione, bisognerà dargli strumenti per cambiare atteggiamento. Invece qui c’è un governo che pensa di aver fatto il proprio dovere, eppure le donne continuano a crepare. Se siete tanto bravi, se dite che bastano i tutori e la galera, ditemi, com’è che continuiamo a contare donne uccise?

    Leggi anche:

    #Antiviolenza, stalking e carcerazione preventiva: la galera non è una soluzione!
    Femminicidio: l’indipendenza economica che salva dalla violenza
    Di femminismi, anti-moralismi e lotta contro la violenza di genere
    Io non mi lascio rappresentare come una bambola appesa al muro!
    #Femminicidio come brand: l’industria della moda ci prova!
    Così funziona la “sicurezza” per le donne della mia città
    Del femminismo necrofilo e la “vittima” come modello sociale
    La retorica sul femminicidio non serve a niente
    La lotta contro la violenza sulle donne come dispositivo di potere
    C’era una presentatrice che strumentalizzava la violenza per ottenere audience
    L’uso strumentale della critica al sessismo. La donna vittima è una sconfitta
    Porno/Estetica Antiviolenza, moralismi e promozione del modello unico di vittima
    Violenza, la donna (non) è oggetto di Stato
    Violenza sulle donne, la ‘Giornata’ è puro marketing
    Premio a donna vittima di violenza, un appello (con tariffe)
    #25N – le discussioni antiviolenza, contraddizioni e l’industria del salvataggio
    #Brand #Femminicidio: Quanto mi paghi se faccio la donna morta?
    #Femminicidio #Brand: book modella e calendario glamour antiviolenza
    Quando #violenzasulledonne sta per brand e non è vicina alla nostra realtà
    Fare profitto sul brand “Femminicidio” si può

  • fasse wrote a new post, L’indipendenza economica che salva dalla violenza, on the site Femminismo a Sud 6 years, 7 months ago

    Dal Blog di Eretica, Il Fatto Quotidiano:

    Secondo l’analisi di Telefono Rosa a proposito di femminicidio l’indipendenza economica resta un fattore fondamentale di affrancamento dal contesto violento. Lo […]

  • fasse wrote a new post, #Antiviolenza, stalking e carcerazione preventiva: la galera non è una soluzione!, on the site Femminismo a Sud 6 years, 8 months ago

    Da Abbatto i Muri:

    Per fortuna c’è Il Garantista e Angela Azzaro che raccontano un’altra storia a proposito delle misure cautelari per gli accusati di stalking. Perché stiamo parlando di accusati, in attesa di […]

  • fasse wrote a new post, Io non mi lascio rappresentare come una bambola appesa al muro!, on the site Femminismo a Sud 6 years, 8 months ago

    Thumbnail

    Da Abbatto i Muri:

    Ancora penso alla faccenda delle bambole appese a un muro, con il consenso di alcune femministe del luogo, nella Milano da bere, dove si sfila con gli abiti firmati, dove si realizza una […]

  • fasse wrote a new post, #Femminicidio come brand: l'industria della moda ci prova!, on the site Femminismo a Sud 6 years, 8 months ago

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    Da Abbatto i Muri:

    Stavolta è il turno del mondo della moda milanese. Che fanno di bello? Rappresentano un’industria. E cosa fa un’industria? Vuole vendere. Ecco: quello che vedete è il capitale che […]

  • fasse wrote a new post, Così funziona la "sicurezza" per le donne della mia città, on the site Femminismo a Sud 6 years, 8 months ago

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    Da Abbatto i Muri:

    Tornando dal lavoro passavo sempre da una strada che era piena di luci e gente, piccoli bar aperti fino a tarda notte e musica che arrivava dai locali. Non mi ha mai sfiorato l’idea di […]

  • fasse wrote a new post, La lotta contro la violenza sulle donne come dispositivo di potere, on the site Femminismo a Sud 6 years, 8 months ago

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    Da Abbatto i Muri:

    Ricordate quella che diceva che il femminismo è diventato l’ancella del neoliberismo? Parlava anche del fatto che un certo femminismo ha usato la faccenda della violenza domestica per […]

  • fasse wrote a new post, Vi prego: no alle fasce a lutto anti-femminicidio per i calciatori!, on the site Femminismo a Sud 6 years, 8 months ago

    ThumbnailDa Abbatto i Muri:

    In Brasile in questo momento sta succedendo di tutto. E’ una storia che parte da lontano, governo a tutela del neoliberismo e persone in lotta nelle piazze che vengono massacrate da una […]

  • fasse wrote a new post, La retorica sul femminicidio non serve a niente, on the site Femminismo a Sud 6 years, 8 months ago

    Da Abbatto i Muri:

    Da un nuovo quotidiano, Il Garantista, oggi per la prima volta in edicola, questo pezzo che condivido perfettamente. Vi segnalo allo stesso tempo un altro pezzo sulla versione online del […]

  • fasse wrote a new post, Identikit sessuato di una vittima di violenza, on the site Femminismo a Sud 6 years, 8 months ago

    ThumbnailDa Abbatto i Muri:

    Ve ne descrivo una, poi decidete voi se è una descrizione valida anche per altre persone che conoscete. Intanto questa vittima di cui parlo rutta, scorreggia, caga e piscia. Non è la madonna, […]

  • fasse wrote a new post, "Processo pubblico" in difesa delle vittime di violenza!, on the site Femminismo a Sud 6 years, 8 months ago

    ThumbnailDa Abbatto i Muri:

    Il mio programma ebbe un calo di share. Fu a quel punto che io capii che dovevo cambiare strategia. Così decisi di cambiare anche il mio personaggio. Non più la conturbante e avvenente […]

  • fasse wrote a new post, Maleficent: la favola rovesciata in cui le donne sono tutte buone!, on the site Femminismo a Sud 6 years, 8 months ago

    Da Abbatto i Muri:

    Ho letto le recensioni su Maleficent e pur condividendo alcune delle cose che sono state scritte vorrei approfondire a partire da quel che io e […]

  • fasse wrote a new post, Consenso e desiderabilità sociale del modello persecutorio, on the site Femminismo a Sud 6 years, 8 months ago

    Da Abbatto i Muri:

    Scrive René Girard, antropologo, critico letterario e filosofo francese, che:

    “Oggi si può perseguitare solo dichiarando di essere contro la persecuzione. Si possono perseguitare solo i […]

  • fasse wrote a new post, #Roma: attacco alla sede femminista di via dei volsci 22, on the site Femminismo a Sud 6 years, 9 months ago

    Thumbnail

    Riceviamo e volentieri condividiamo:

    Il 12 maggio avevamo con tranquillità e determinazione animato via dei volsci con i nostri striscioni, chiacchiere, risate e musica, tanto che qualcuna se la scoattava un […]

  • fasse wrote a new post, A #Milano il 6/7/8 giugno c'è Ladyfest: il festival queer e femminista!, on the site Femminismo a Sud 6 years, 9 months ago

    copertina

    A Milano, presso lo Zam, lo spazio che gente disinformata voleva far chiudere, compagn* organizzano una tre giorni piena zeppa di belle iniziative. In basso leggete il loro comunicato. Buona lettura e buona tre giorni!
    >>>^^^<<<
    La Ladyfest – il festival queer e femminista di cultura indipendente – arriva a Milano

    Dal 6 all’8 giugno workshop, incontri, performance, concerti, proiezioni su corpi, sessualità e piacere

    Dal 6 all’8 giugno arriva a Milano la Ladyfest. Il festival queer e femminista, nato nel 2000 negli Stati Uniti, prenderà il via nello spazio liberato Zam di via Santa Croce 19 (zona Ticinese). Al centro dell’happening il desiderio di indagare il corpo, le relazioni e la sessualità. Per tre giorni ci saranno laboratori, incontri, concerti, proiezioni e performance che daranno la possibilità di scoprire, a chi parteciperà, nuove possibili forme di relazione. Si potrà sperimentare in sicurezza – una sicurezza non repressiva e non normativa- in un luogo protetto che mescola i generi e performa le identità, lontano dal sessismo quotidiano, dall’omofobia e dalla transfobia.

    La Ladyfest comincia venerdì 6 giugno alle 18.30 con l’incontro con Rachele Borghi (aka Zarra Bonheur) per riflettere sul rapporto tra performance e spazio pubblico e lo speed debate sulla “scelta” della non maternità con Daniela Danna e Eleonora Cirant. In contemporanea ci saranno tre laboratori. Si “smacchina duro” con Serpica Naro per comporre un arazzo collettivo, ci si dragga come dive con glitter, tacchi a spillo e ciglia finte con le Nina’s Drag Queens, si ricerca la propria mascolinità con il kingking di Eleonora Dall’Ovo. A seguire: aperitivo queer con la cucina vegetariana delle Pinkitchen; dj set Ubi Broki; Queer karaoke con la partecipazione delle Nina’s Drag Queen; Kinky dark room a cura di Fornace DeGenere; rassegna di video, documentari e cortometraggi sullo spazio urbano a cura di Marsala. Dalle 20.30, nel cortile, sarà attiva la ciclofficina con le meccaniche della Stecca. Da mezzanotte fino alle 3 si balla con il live e dj set di Missinred.

    Sabato 7 giugno la Ladyfest inizia alle 11 con il laboratorio “The spoon revolution” con Rachele Costa (aka Aisha) e con l’incontro di auto-inchiesta sulle reti affettive non familiari e sulle pratiche di resistenza dentro/contro il lavoro a cura del Sommovimento nazioanale. Nel primo pomeriggio prendono il via una serie di workshop: per esplorare e costruire sex toys con Maia Pedullà; per conoscere e sperimentare pratiche sadomaso con Nita e Leela; per imparare le tecniche base del bondage con Dottor Fatso. Ci saranno anche il laboratorio sui micromaschilismi a cura di Slavina e il laboratorio alla scoperta del proprio genere con Barbara X. Seguono: la performance musicale “Guess who is zebra” a cura di Elena Cleonice Fecit e Francesca Tonelli; la presentazione dell’archivio fotografico, storico e critico sul fenomeno del drag kinging in Italia con Michela Baldo, Rachele Borghi, Olivia Fiorilli; la perfomance “I love shopping” con Andy Gio; lo speed debate sul queer con Lorenzo Bernini. Nel pomeriggio di sabato, inoltre, continua il laboratorio “Arazzo Desiderante” di Serpica Naro che verrà riproposto anche domenica.

    Dalle 19 una serie di performance da non perdere a base di corpi, affetto e corde: “Relationship presidium” di Rarchele Borghi (aka Zarra Bonheur); “Shibari lovers. Asymmetry” di DelinQueers; “Ostia bitch” di Lilith Primavera e Nita “Pornotrash” di Zarra Bonheur, IlludShone, Slavina e amiche. Alla fine degli spettacoli si aprono le danze con il concerto rock di Female trouble band e il dj set Iraqueer. Sempre in serata proiezioni del film breve “Quinte, a Choreopornographic experiment” a cura di David Bloom, di video postporno e del documentario “Da la testa ai piedi” di Simone Cangelosi. Quest’ultimo sarà accompagnato dalla presentazione del libro “Becoming Simone” di Alessia Bernardini.

    La giornata di domenica 8 giugno prende il via con il laboratorio di she-bari, il bondage giapponese declinato al femminile, condotto da Alchimia e con la seconda parte del workshop per conoscere e sperimentare pratiche sadomaso con Nita e Leela. Ci saranno poi il workshop di gioco dell’associazione Liscìa e il laboratorio di danza e sessualità di David Bloom. Invece, con le attiviste italiane di Holla Back ci si confronterà su come reagire alle molestie nei luoghi pubblici. Il pomeriggio offrirà ulteriori occasioni per partecipare a laboratori focalizzati sul corpo e sul piacere consapevole: Videoputas di Rosario Gallardo; il laboratorio teorico sull’eiaculazione femminile a cura di Valentine (aka Fluida Wolf); il laboratorio sul post-porno del collettivo femminista Benazir. Ci sarà anche spazio per il dibattito, con la presentazione del saggio “Irriverenti e libere” di Barbara Bonomi Romagnoli e lo speed debate a partire dal libro “L’amore al tempo dello tsunami” a cura di Gaia Giuliani, Manuela Galetto, Chiara Martucci.

    Il tardo pomeriggio e la sera della domenica sono dedicate al teatro, alla musica e alla slam poetry. Il festival infatti ospiterà la prima edizione della “Ladyfest poetry slam”, gara poetico-performativa con Mc Annelisa Addolorato e dj set a cura di Medhin. Si continua con lo spettacolo teatrale “I racconti della vagina” con la regia di Francesca Paganini. Seguono il concerto-cabaret di Nina Madù e le Reliquie Commestibili e lo spettacolo teatrale “Magnificat” di Goghi &Goghi. La serata si conclude con il djset di S/HE e le proiezioni di cinema lesbico e cinema trans “Some prefer cake” a cura di Elisa Coco e Luki Massa.

    Per tutti i tre giorni, inoltre, nel cortile dello Zam ci saranno installazioni, banchetti e le mostre “N-Tupla (Appunti personali) 2010-2013” di Claudia Rossini (aka Yamada Hanako) e “Dragyourself” di DenOise.

    Per il programma dettagliato: http://miladyfest.noblogs.org/post/category/laboratori/

    Per il blog: http://miladyfest.noblogs.org/

    Per la pagina facebook: https://www.facebook.com/LadyfestMilano

    Per info e materiali: ladyfestmilano@grrlz.net

  • fasse wrote a new post, Ha ancora senso chiedere alle donne un voto in quanto donne?, on the site Femminismo a Sud 6 years, 9 months ago

    Da Abbatto i Muri:

    Finita l’alleanza contro il bikini di #Bacchiddu (in podcast [1] [2] intervistata su Radio Kalashnikov e qui riceve il premio Durruti) ora le donne del Pd e quelle di Tsipras hanno finalmente […]

  • fasse wrote a new post, Sono migrante, clandestina, sex worker e chiedo la regolarizzazione, on the site Femminismo a Sud 6 years, 9 months ago

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    Da Abbatto i Muri:

    Sono migrante e di mestiere faccio la prostituta. Arrivo da lontano e vivo con difficoltà la mia scelta. Non sono vittima di tratta, la migrazione è stata una mia scelta così come la […]

  • fasse wrote a new post, Il femminismo e lo stigma negativo sulla scelta individuale, on the site Femminismo a Sud 6 years, 9 months ago

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    Da Abbatto i Muri:

    Una volta non essere allineate era un valore. Ora è stigmatizzato in negativo, in funzione di una necessità di un nuovo ordine sociale, e anche alcune femministe lo chiamano […]

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